Le origini del Tempio Malatestiano
Tempio Malatestiano
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Il Tempio Malatestiano divenne la Cattedrale di Rimini nel 1809. Di origine benedettina fondata dai monaci di Pomposa intorno al VIII e IX secolo con il nome di Santa Maria in Trivio passò ai francescani nel 1257 per volontà di Papa Alessandro IV, ampliandola e dedicandola a San Francesco. Nel corso dei secoli il convento francescano si espanse con edifici, chiostri e un’altra piccola chiesa ora sconsacrata.
Nel 1447 Sigismondo Pandolfo Malatesta la volle trasformare in un suo mausoleo dinastico, dove riunire insieme alla sua, le spoglie dei suoi antenati e di uomini illustri. Infatti i cospicui guadagni da condottiero papale diedero la possibilità al Signore di Rimini di rivoluzionare la Chiesa. I lavori durarono fino al 1460 dove Sigismondo, scomunicato dal Papa e sconfitto da Federico da Montefeltro a capo delle truppe pontificie nel 1462, non permise di ultimare i lavori tanto che i Francescani dovettero, completare il tetto, l’abside e costruire il campanile grazie alla carità dei nobili cedendo altari e tombe della chiesa. Fu dei Francescani fino al 1796 quando Napoleone soppresse l’ordine e nel 1809 divenne la Basilica Cattedrale di Santa Colomba comunemente chiamata Tempio Malatestiano. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu centrata dal bombardamento degli alleati distruggendo totalmente il tetto e l’abside e anche i due chiostri e gli edifici dell’attiguo convento francescano. Ricostruito tra il 1946 e il 1950 fu restaurato in seguito per l’anno santo del 2000 che lascia ammirare la Cattedrale così com’è oggi.
Il Tempio Malatestiano nonostante la sua incompiutezza è uno dei monumenti più importanti del primo Rinascimento, sia per l’architettura esterna (Leon Battista Alberti), sia per il ricco interno decorato da pregiatissime sculture (Agostino di Duccio e Matteo de’ Pasti), l’affresco di Piero della Francesca e il Crocifisso di Giotto. Scriveva Cesare Brandi nel 1956: “Forse non c’è monumento o appena la cupola di Santa Maria del Fiore, che abbia, come il Tempio Malatestiano, la possibilità e quasi il diritto di porsi a emblema stesso del Rinascimento”
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Le sei cappelle rinascimentali scandiscono lo spazio interno sin dall’ingresso e si presentano come in un dialogo complementare di corrispondenze frontali (a due a due), quali veri e propri gradini verso una più ampia e completa visio Dei. Inoltre la parte sinistra della Cattedrale racconta l’annuncio prima di Cristo, a destra il suo compimento.
La seconda cappella di destra detta di Isotta realizzata tra il 1447 e il 1450, dedicata a San Michele Arcangelo reca infatti nel tabernacolo centrale la sua statua marmorea intento a sferrare un colpo di spada contro il demonio, che ai suoipiedi, sta ghermendo un’anima. Comunemente indicata come “cappella degli angeli musicanti” o “cappella di Isotta” in quanto vi è ospitato il monumento funerario di Isotta degli Atti amante e poi terza moglie di Sigismondo, sullo sfondo una tappezzeria marmorea con drappo azzurro e oro; sull’arca vi è scritto in latino: TEMPUS LOQUENDI TEMPUS TACENDI (Ecclesiaste 3,7). Sui pilastri varie formelle con sfondo azzurro di angeli musicanti con strumenti a fiato e a corda.
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